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Sindrome del tunnel carpale: cos’è e come si cura?

La sindrome del tunnel carpale è una fastidiosa neuropatia periferica che numerose persone sperimentano nel corso della loro vita. Le sue cause scatenanti sono numerose e la problematica coinvolge il cosiddetto “tunnel carpale”, ossia uno stretto canale che si trova nel polso, all’interno del quale passano il nervo mediano e i tendini flessori delle dita della mano.

Il nervo mediano è posizionato nella parte del polso che guarda verso il palmo ed è proprio lui a fornire sensibilità al dito indice, al pollice, al medio e al lato dell’anulare rivolto sempre verso il pollice. È chiaro quindi che una patologia in questa zona del corpo può comportare deficit sia alla normale sensibilità, sia all’uso della mano, causando anche importanti impedimenti nelle normali attività quotidiane.

Le cause della sindrome del tunnel carpale

Essenzialmente sono l’aumento della pressione o lo schiacciamento del nervo mediano a scatenare la sindrome. Le ragioni che causano questa condizione possono essere numerose, sia di natura anatomica che di natura infiammatoria. Ad esempio, la pressione sul nervo può aumentare a causa di un’infiammazione della guaina che riveste i tendini flessori o in conseguenza di malattie caratterizzate da forte infiammazione, come l’artrite reumatoide.

Esistono anche fattori anatomici che possono facilitarne la comparsa: ad esempio un tunnel carpale più piccolo (condizione più presente nelle donne), l’azione deformante delle artriti sulle piccole ossa del polso, o ancora fratture di questa zona che modificano lo spazio interno del tunnel carpale.

Le malattie che tendenzialmente danneggiano la salute dei nervi, come le patologie della tiroide o il diabete, possono essere annoverate tra le cause del disturbo. Anche una forte ritenzione idrica, l’obesità o la menopausa sono fattori che incrementano le probabilità di soffrire della sindrome del tunnel carpale.

Quali sono i sintomi?

In genere la patologia si presenta con un marcato formicolio che interessa le prime dita della mano, con un generale intorpidimento del pollice, dell’indice, del medio e dell’anulare, che non interessa tipicamente il mignolo, non innervato dal nervo mediano.

Spesso la condizione è accompagnata anche da dolore, che si accentua durante la notte. La sintomatologia è inizialmente intermittente, ma tende a diventare costante se non trattata adeguatamente. Nelle fasi più avanzate del disturbo, il soggetto presenta anche deficit motori e una spiccata debolezza alle dita della mano, che rende difficile afferrare anche i normali oggetti di uso quotidiano.

Per diagnosticare la sindrome del tunnel carpale sono si può eseguire innanzitutto un’anamnesi completa del paziente, nonché dei test di laboratorio o un’elettromiografia che possa mostrare lo stato complessivo del nervo mediano.

Come si cura la sindrome del tunnel carpale?

Per trattare la sindrome del tunnel carpale è innanzitutto indispensabile riconoscerne prontamente i sintomi e diagnosticare il disturbo nelle sue prime fasi. Quando la problematica è infatti ancora in uno stadio non critico è possibile trovare sollievo applicando sulla parte interessata una pomata per tunnel carpale, che possa esercitare un effetto antinfiammatorio e antidolorifico.

Le più efficaci contengono principi naturali come l’arnica, un potente antinfiammatorio di origine vegetale che può calmare il dolore e il senso di intorpidimento causato dal disturbo al nervo mediano. Anche altri ingredienti lenitivi e rinfrescanti possono servire per trattare con successo la sindrome, come ad esempio l’artiglio del diavolo o l’eucalipto.

Nei casi più gravi o diventati cronici a causa del mancato trattamento tempestivo, è necessario ricorrere a interventi chirurgici, per cercare di creare più spazio per il nervo all’interno del tunnel carpale. L’operazione richiede ovviamente un’attenta valutazione preventiva, nonché un adeguato periodo di convalescenza, che possa aiutare il polso a riprendere le sue normali funzionalità.

Possono occorrere anche diversi mesi prima che la mano torni nel pieno delle sue forze. Anche nei casi in cui i sintomi, come formicolio o piccoli dolori, non scompaiono del tutto, vengono in ogni caso parecchio contenuti permettendo al paziente di svolgere tutte delle attività a cui desidera dedicarsi.

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Cos’è la liposuzione e quando è indicata?

La liposuzione è un intervento di chirurgia estetica tra i più popolari. Numeri alla mano, è tra i più richiesti assieme alla mastoplastica additiva. Quando lo si chiama in causa, bisogna innanzitutto sapere che, oggi come oggi, è una procedura sicura e rapida, che può essere eseguita senza problemi anche in day hospital senza bisogno di alcuna degenza.

In cosa consiste di preciso? Nell’esecuzione di piccole incisioni chirurgiche – non impattano a livello estetico in quanto sono spesso nascoste nelle pieghe della pelle – attraverso le quali viene fatta passare una cannula che, successivamente, aspira il cosiddetto diet resistant fat.

Con questa espressione anglosassone, si inquadra il grasso resistente alla dieta e allo sport. Per la precisione, si parla di accumuli di grasso su soggetti già di loro normopeso. La liposuzione, infatti, non va considerata come un intervento per dimagrire quanto più per rimodellare il corpo.

In caso di pazienti in forte sovrappeso, prima di procedere con l’eliminazione di eventuali accumuli di grasso resistenti alla dieta e allo sport si attende il raggiungimento e il mantenimento del peso forma per un lasso di tempo di circa sei mesi/un anno.

Dove si effettua?

La liposuzione è un intervento che si può effettuare in diverse zone del corpo. Perfetto per cosce e glutei, è indicato anche per l’addome. In tutti i casi, è importante che non siano presenti lassità cutanee. In questo frangente, entrano in gioco altre opzioni, come per esempio i trattamenti con la radiofrequenza.

Come già detto è un intervento sicuro, che può prevedere diversi tipi di anestesia. Tra questi spicca la locale con leggera sedazione, ma anche l’anestesia epidurale. Quest’ultima viene spesso presa in considerazione nei casi in cui si deve intervenire nella parte inferiore del corpo.

Liposuzione: un intervento sempre più apprezzato dagli uomini

Anche se il bacino d’utenza della chirurgia estetica continua a rimanere prevalentemente femminile, negli ultimi anni è cresciuto notevolmente il numero di uomini che accedono agli interventi e ai trattamenti estetici, richiedendo, tra le varie opzioni, anche la liposuzione.

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Il post operatorio

Sono tante – e per ovvi motivi  – le persone che si pongono domande in merito al post operatorio della liposuzione. Essendo un intervento poco invasivo, l’iter successivo all’intervento è abbastanza agevole ma richiede comunque attenzioni e riposo, almeno per i primi giorni.

Una delle accortezze più importanti riguarda la guaina compressiva. Si tratta di un aspetto che a qualcuno potrà dare un po’ fastidio ma che è molto importante per la riuscita estetica dell’intervento. La guaina, ovviamente, può essere tranquillamente rimossa per espletare le normali pratiche igieniche quotidiane, ma dev’essere utilizzata per almeno 6/8 settimane.

Un altro aspetto su cui fare attenzione riguarda le cicatrici, che vanno curate e tenute lontane dai raggi UV.

Per il resto, ricordiamo che in un lasso di tempo compreso fra i 3 e i 5 giorni si ritorna a svolgere le proprie attività quotidiane. Dopo l’intervento di liposuzione, che può avere una durata compresa fra i 30 minuti e le 2 ore circa – tutto poi dipende da aspetti come l’ampiezza dell’area da trattare – si può tornare a svolgere l’attività sportiva anche dopo 6 settimane.

Il risultato è definitivo?

Le persone che si approcciano alla liposuzione si chiedono spesso se il risultato che si può ottenere con l’intervento sia definitivo. Premettendo il fatto che, come già detto, non si parla di un intervento dimagrante – per perdere peso c’è la dietoterapia – rammentiamo che, in linea di massima, l’esito dura per sempre. Certo, il paziente può ingrassare. L’aspetto positivo riguarda il fatto che, se l’intervento di liposuzione viene effettuato a partire da una condizione di peso forma, l’adipe risulterà distribuito in maniera più equilibrata.

Come prepararsi all’intervento di liposuzione

Non ci sono consigli particolari per prepararsi a un intervento di liposuzione. L’unica cosa da fare è affidarsi a un chirurgo esperto, possibilmente scelto dopo aver visionato qualche scatto “prima – dopo”.

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Sospetta infertilità: quali esami fare?

L’infertilità di coppia è una problematica purtroppo molto diffusa. Definibile scientificamente come incapacità di ottenere una gravidanza a seguito di massimo 24 mesi di rapporti completi non protetti, riguarda circa il 15% delle coppie italiane. Nel mondo, la percentuale si aggira attorno al 12. Considerata dall’OMS come una vera e propria patologia, può essere in alcuni casi risolta attraverso le tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Prima di arrivare a questo punto, è però necessario soffermarsi sull’iter di esami necessario per arrivare alla diagnosi. Premettendo il fatto che ogni coppia è diversa e che mai come in questo caso è necessario adottare un approccio sartoriale, ricordiamo l’esistenza di alcuni esami che possono essere considerati come riferimento di partenza. Quali sono? Scopriamolo assieme nelle prossime righe.

Infertilità femminile: gli esami pre diagnosi

Per accertare un’eventuale causa femminile dell’infertilità, i ginecologi prescrivono prima di tutto i dosaggi ormonali. Ecco l’elenco degli esami e quando effettuarli:

  • FSH
  • LH
  • Estradiolo
  • Prolattina

In questo caso è molto importante il momento in cui ci si sottopone ai prelievi di sangue. L’ideale è tra il 2° e il 3° giorno del ciclo mestruale. Quando si ha a che fare con il TSH – l’ormone tireostimolante i cui valori sono fondamentali per ottenere una gravidanza in quanto legati a filo doppio all’efficienza dell’ovulazione – con l’antimulleriano, indicatore della riserva ovarica, e con l’Ft4, non ci sono particolari vincoli di tempo.

In alcuni frangenti, lo specialista può prescrivere esami strumentali come l’isterosalpingografia, indagine radiologica caratterizzata da un basso livello di invasività. Questo esame – che a Parma e dintorni può essere effettuato facendo riferimento a un nome di spicco come Radiologia Pasta – ha lo scopo di valutare la pervietà delle tube di Falloppio grazie al ricorso a un mezzo di contrasto. Grazie a questa indagine, si ha altresì la possibilità di individuare eventuali malformazioni uterine.

Proseguendo con l’elenco degli esami strumentali che si possono chiamare in causa in caso di sospetta infertilità femminile, un doveroso cenno va dedicato anche all’isteroscopia. Procedura di natura endoscopica, permette di analizzare a fondo la cavità uterina e di procedere eventualmente alla rimozione di aderenze intrauterine. In situazioni come quella appena descritta, tipica di chi soffre di endometriosi, si parla di isteroscopia operativa.

Tornando invece agli esami che si effettuano attraverso prelievi di sangue, non si può non citare il pannello delle trombofilie ereditarie. Grazie a questa indagine, il ginecologo ha la possibilità di individuare la presenza di quadri che possono causare aborti precoci. Questa tipologia di esame viene prescritta spesso anche alle donne diabetiche che cercano una gravidanza.

Infertilità con causa maschile: quali esami vengono prescritti?

Nel 20% delle coppie infertili, la causa è legata alla condizione riproduttiva maschile. Per arrivare alla diagnosi, si considera come esame di partenza lo spermiogramma. Questa indagine prevede l’analisi del liquido seminale dell’uomo a seguito di un periodo di astinenza compreso tra i 2 e i 5 giorni. Sono diversi i fattori che vengono valutati dal laboratorio. Si guarda nello specifico il numero degli spermatozoi, la loro motilità e la forma.

Quali sono i parametri di riferimento? A rispondere a questa domanda ci ha pensato l’OMS nel 2010 con le seguenti indicazioni:

  • Concentrazione: 15 milioni di spermatozoi/ml o 39 milioni totali;
  • Motilità progressiva del 32%;
  • Forme normali non inferiori al 4%.

A seguito dello spermiogramma, si può arrivare alla diagnosi di oligospermia, astenospermia o teratospermia. Se possibile, è bene evitare di sottoporsi al test dopo un intervento chirurgico o a seguito della guarigione dalla febbre. In questi frangenti, infatti, il risultato può essere falsato.

Ricordiamo che un altro esame fondamentale per valutare la fertilità maschile è la spermiocoltura, che indaga la presenza di eventuali infezioni a livello spermatico, fattori che possono compromettere fortemente le possibilità di concepimento.

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I cibi che aiutano a drenarsi

Molte volte, quando si nota quel chiletto in più sulla bilancia non è il grasso il responsabile. L’aumento di peso è da imputare all’eccessivo accumulo di liquidi. Si tratta di una situazione assai frequente. Non a caso, sono tante le persone che scelgono di seguire una dieta sgonfiante.

Se sei qui, significa che ti interessa sapere qualcosa di più in merito e, in particolare, vuoi approfondire le caratteristiche di quei cibi che aiutano a drenarsi. Perfetto! Non devi fare altro che proseguire nella lettura di questo articolo.

Buone abitudini generali

A prescindere dai cibi specifici che si decide di portare in tavola, quando si punta a drenare il fisico dai liquidi in eccesso è molto importante adottare alcune buone abitudini generali. La prima – e più famosa – prevede il fatto di bere tanta acqua. Gli esperti consigliano due litri. Si tratta di una stima di massima che va tarata sulla base di diversi aspetti. Bisogna considerare, per esempio, l’età e il peso. Un altro punto da non trascurare è l’attitudine all’attività fisica, per non parlare dell’intensità di allenamento.

Un ulteriore consiglio da chiamare in causa quando si punta a perdere i liquidi che fanno aumentare di peso riguarda l’attenzione al sale. Questo condimento favorisce la ritenzione idrica e va moderato. Cruciale è controllare anche il cosiddetto sale nascosto, che possiamo trovare, giusto per fare qualche esempio, nelle salse di pomodoro e nei crackers.

Detto questo, iniziamo assieme un piccolo viaggio alla scoperta di quegli alleati a tavola che aiutano a perdere liquidi.

Cibi anti ritenzione idrica: ecco i migliori

I cibi anti ritenzione idrica sono diversi e, come vedremo tra poco, tutti deliziosi e versatili!

Ananas

Questo frutto tipico dei mesi estivi è il non plus ultra per chi vuole eliminare i liquidi in eccesso senza rinunciare ai piaceri della tavola. Fresco e gustoso, è caratterizzato, oltre che da un’importante quantità d’acqua, dalla presenza di bromelina, un enzima dall’efficacia antinfiammatoria. Attenzione: se si ha intenzione di assumerlo nella sua forma attiva, è importante non cuocere il frutto.

Carciofo

Ortaggio buonissimo sia cotto sia crudo, il carciofo è una riserva d’acqua preziosa. Inoltre, in virtù del suo notevole contenuto di fibre, aiuta tantissimo contro la stipsi e nei casi in cui si punta a sfoggiare una silhouette perfetta.

Limone

Quando si tratta di potenziare l’efficienza del microcircolo e di eliminare quei fastidiosi ristagni di liquidi che, molto spesso, si accumulano a livello delle cosce, il limone è fantastico! Come sicuramente sai, un ottimo modo per consumarlo prevede il fatto di spremerne qualche goccia in un bicchiere d’acqua da assumere all’inizio della giornata, per iniziarla con la giusta carica.

Melanzane

Torniamo nel mondo degli ortaggi con questa verdura straordinaria, protagonista di alcuni dei più famosi piatti della cucina italiana. Quando si chiama in causa la melanzana, non si può non citare la sua ricchezza in potassio, un minerale portentoso quando si tratta di contrastare la ritenzione idrica.

Asparagi

Amatissimi come ingrediente per il risotto, gli asparagi sono fantastici quando si punta a drenare il fisico. In questo caso, bisogna dire grazie in particolare al glutatione, tripeptide antiossidante che dà una grossa mano ai processi depurativi dell’organismo.

Cetrioli

Ricchissimi d’acqua e di sali minerali, i cetrioli sono alleati insostituibili in una dieta anti ritenzione idrica. Inoltre, possono essere impiegati molto facilmente in super salutari insalate miste.

Banana

Spesso consigliata come spuntino post allenamento, la banana, grazie al mix tra potassio e magnesio, è considerata un alimento portentoso per chi vuole dire finalmente addio ai liquidi in eccesso.

Sedano

Composto per oltre il 90% d’acqua, questo ortaggio – anch’esso speciale sia cotto sia crudo – è un altro punto di riferimento fantastico per drenarsi (l’efficacia in merito è dovuta anche alla presenza di potassio).

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I principali interventi di chirurgia orale

Prendersi cura dei propri denti è un’attività quotidiana alla quale ci si abitua fin da piccoli: bastano infatti pochi minuti al giorno per mantenere i propri denti in salute ed evitare spiacevoli inconvenienti dovuti a una scarsa igiene e alla poca attenzione.

Nonostante ciò può sempre capitare, soprattutto col passare degli anni, di dover ricorrere al dentista o addirittura in alcuni casi al chirurgo, per risolvere le principali problematiche che compromettono la salute della cavità orale e quindi del benessere generale.

Gli interventi di chirurgia orale stanno diventando sempre più specifici e puntano a risolvere problematiche che se trascurate, possono degenerare portando anche a gravi complicazioni. Ma quali sono gli interventi principali di questo mirato tipo di chirurgia?

Implantologia dentale

Uno degli interventi più diffusi a livello chirurgico è sicuramente l’implantologia dentale. Questo intervento permette la sostituzione di un dente mancante tramite l’applicazione di un impianto dentale (generalmente in titanio) e l’installazione dello stesso all’interno dell’osso mascellare.

Deve crearsi una perfetta integrazione tra l’impianto e l’osso mascellare tramite un processo definito osteointegrazione. Terminato questo processo è possibile in seguito installare una specifica protesi dopo un periodo di tempo di diversi mesi.

Un nuovo approccio viene dall’implantologia a carico immediato, una tecnica che permette di installare la protesi in brevissimo tempo, compattando tempi, fastidi e disagi che in genere accompagnano questo tipo di intervento. Per saperne di più su questa specifica tecnica, clicca qui.

Intervento parodontale

L’intervento parodontale è una particolare tecnica chirurgica utilizzata nei pazienti affetti da parodontite: questa tecnica viene utilizzata nel caso in cui, all’interno della cavità orale, si creino delle tasche parodontali, ossia degli spazi tra la gengiva e la superficie del dente, luogo ideale per la proliferazione batterica.

Questa particolare caratteristica compromette la pulizia efficace del cavo orale e rende necessari interventi specifici, specialmente qualora le tasche abbiano una profondità di un certo spessore.

Rigenerazione ossea

La tecnica di rigenerazione ossea viene utilizzata in tutti i casi in cui non è possibile ricorrere all’implantologia dentale tradizionale o all’implantologia a carico diretto. Se infatti non vi è una superficie sufficiente sulla quale installare l’impianto, non è possibile procedere con questi particolari interventi.

In questi casi si punta quindi alla rigenerazione, ovvero una vera e propria ricostruzione del tessuto osseo sul quale, in seguito, verrà inserito un impianto. Per effettuare questo intervento si utilizzano diverse tipologie di materiali, che vengono selezionate in maniera mirata a seconda dei casi.

Gnatologia: intervento di chirurgia della mascella

La gnatologia è una branca dell’odontoiatria che si occupa dello studio della mandibola, dal punto di vista fisiologico, patologico e funzionale. Gli interventi chirurgici che mirano ad azioni correttive sulla mascella rientrano in quella che viene definita chirurgia ortognatica.

Quest’ultima viene utilizzata in ambito odontoiatrico per far fronte a diverse problematiche, come ad esempio la malocclusione, ovvero la situazione in cui l’arcata superiore dei denti non coincide perfettamente con quella inferiore. Questa situazione, se trascurata, può portare nel tempo a problematiche articolari a livello temporo-mandibolare, che possono causare anche mal di testa, dolori al collo e alle spalle.

Gli interventi di chirurgia orale stanno diventando sempre più evoluti e permettono di risolvere anche le problematiche più complesse. Questi interventi possono essere discussi con il proprio medico o con il proprio dentista, una figura specializzata capace di consigliare il miglior approccio alla risoluzione delle problematiche della cavità orale.

È importante non sottovalutare mai i sintomi di un problema ai denti, così intervenire per tempo senza che la situazione si aggravi, richiedendo poi interventi sempre più invasivi e di complicata esecuzione.

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Le onde d’urto: cosa sono e quali sono i principali benefici?

Le onde d’urto sono delle onde acustiche con un’alta energia che possono essere impiegate per uso terapeutico. Quest’onda viene trasmessa come un impulso singolo con un incremento pressorio rapido che viene successivamente seguito da una decrescita lenta.

Le onde d’urto presentano diversi impieghi a livello terapeutico e possono essere un ottimo strumento per il benessere del corpo. Ma vediamo esattamente come funzionano e quali sono i benefici offerti.

Come funzionano le onde d’urto?

Le onde d’urto vengono generate attraverso un elettrodo che può essere: elettromagnetico, piezoelettrico o elettroidraulico.

Queste producono una lieve scarica elettrica all’interno di una camera che è circondata da una membrana di gomma che viene posta a contatto con la cute e che permette di trasmettere in profondità, circa 10 centimetri, le onde d’urto. Quando l’inda si diffonde nei tessuti umani permette di ottenere diversi benefici.

Le onde d’urto funzionano al fine di stimolare il processo biologico di guarigione, accelerare il metabolismo e aumentare anche il flusso sanguigno e la sua irrogazione.

Questo è possibile attraverso due effetti che si possono creare con le onde d’urto: diretto oppure indiretto.

L’effetto diretto sulla zona di applicazione, prevede l’uso di specifici macchinari direttamente sulla parte del corpo dolorante.

L’effetto indiretto è quello che porta al fenomeno della cavitazione con una formazione di microbolle che vanno ad agire sui tessuti.

Con queste azioni gli effetti permettono di migliorare la vascolarizzazione nella zona che bisogna curare, accelerando il processo di guarigione.

Onde d’urto: quali sono i principali benefici?

Le onde d’urto possono essere utilizzate in ambito terapeutico e ortopedico al fine di riuscire a ottenere dei benefici ottimali senza l’impiego diretto di terapie farmacologiche, oppure insieme a terapie a base di farmaci.

L’applicazione di questa tecnica prevede dei benefici sia in ambito traumatologico sia in campo infiammatorio. Nello specifico seguendo una terapia a base di onde d’urto è possibile:

  • Sostenere una migliore guarigione delle fratture ossee non ben curate, o che sono in ritardo di consolidazione.
  • Andare a curare le affezioni di tipo infiammatorio a carico dei tendini o dei muscoli
  • Curare problematiche come il gomito del golfista o tennista, conosciute anche con il nome di epicondilite
  • Problemi di pulbagia
  • Tendinite achillea
  • Tallonite
  • Fascite plantare

Dunque, mediante le onde d’urto si ha la possibilità di effettuare dei trattamenti che possono agire su alcune problematiche sia dovute a delle infiammazioni sia a dei traumi.

Grazie a queste i pazienti che si sottopongono a un ciclo di terapie con onde d’urto, possono ritrovare un sollievo e andare a curare queste principali patologie.

Nel corso degli ultimi anni, sono sempre di più le applicazioni delle onde d’urto. Infatti, sono utilizzate in ambito fisioterapico, per le lesioni dermatologiche e nell’ambito della fisioterapia.

Questa è una terapia necessaria al trattamento di varie patologie che vanno dalle tendiniti fino alle fasciti. Inoltre, nel tempo le onde d’urto hanno trovato impiego anche nella cura delle contratture, ulcere, ferite e stiramenti muscolari.

Ci sono delle limitazioni, controindicazioni nelle onde d’urto?

Prima di fare le onde d’urto sono in molti a chiedersi se ci sono delle controindicazioni, limitazioni o problemi nell’uso di questa terapia.

Effettivamente bisogna considerare che non tutti e non sempre è possibile sottoporsi al trattamento delle onde d’urto. Tra le principali condizioni che non permettono di sottoporsi a questo trattamento specifico ci sono: gravidanza, età dello sviluppo, presenza di un pacemaker.

Tutti coloro che invece possono sottoporsi al trattamento non devono preoccuparsi. Infatti, l’onda d’urto è vero può provocare un lieve dolore o fastidio, ma è necessario al fine di produrre l’effetto benefico che le contraddistingue.

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Dieta del gelato: il regime alimentare per perdere peso senza rinunciare al gusto

Quando si parla di equilibrio tra gusto e salute a tavola, si inquadra una situazione che, per molte persone, appare come un miraggio. Se ci si informa bene, però, è facile capire che non è così.

Esistono infatti regimi alimentari come la dieta del gelato, percorso citato da siti autorevoli come Regogoo.com ed elaborato dal compianto nutrizionista e divulgatore televisivo Pietro Migliaccio, che permettono di trovare una quadra tra gli aspetti sopra ricordati.

Prima di entrare nel vivo delle caratteristiche della dieta sopra citata, ricordiamo che si tratta di un percorso da portare avanti per un numero limitato di giorni (in caso contrario, si rischiano carenze nutritive pericolose).

Inoltre, è fondamentale iniziarlo solo dopo aver chiesto consiglio al proprio medico curante. Chiariti questi punti imprescindibili, non ci resta che addentrarci alla scoperta delle caratteristiche che rendono unica una dieta capace di coniugare gusto e risultati riguardanti la forma fisica (ovviamente contano tantissimo anche la costanza e l’attenzione all’attività fisica).

Come funziona, per quanto tempo portarla avanti e quanto si perde

Come ricordato da Pietro Migliaccio, questa dieta si basa su un alimento che, nel corso degli anni, è stato fortemente criticato, non sempre a ragione. Il gelato, invece, ha diversi punti a suo favore. Oltre a essere ricco di nutrienti importanti per la salute, tra i quali è possibile citare la vitamina A e la vitamina B12, è un comfort food che può rivelarsi utile nel facilitare il percorso verso la perdita di peso.

L’indicazione del professor Migliaccio, che come già detto è stato un volto televisivo molto noto oltre che uno scienziato, prevedono il fatto di portarlo in tavola al posto del pasto normale. Essenziale, inoltre, è non assumere altri alimenti.

Quando si parla di questo regime alimentare, da seguire per un lasso di tempo non superiore ai 7 giorni, è necessario sottolineare che alcuni gelati vanno meglio degli altri. Si consiglia, nello specifico, di orientarsi verso quelli alla frutta.

Il motivo è legato al fatto che, soprattutto quando sono preparati artigianalmente, sono ricchi di nutrienti preziosi per la nostra salute, come per esempio le vitamine e le fibre.

Come inserirli nello schema alimentare giornaliero? La principale indicazione in merito prevede il fatto di consumarli per merenda. Differente è invece la situazione dei gelati alla crema, raccomandati invece come sostitutivi del pasto. Attenzione, però!

Nel momento in cui li si chiama in causa, è doveroso sottolineare che si tratta di cibi poveri di fibre. Alla luce di ciò, se si ha intenzione di ottimizzare i livelli di sazietà e di minimizzare il rischio di attacchi di fame è opportuno aggiungere anche un piatto di verdura fresca, preferibilmente insalata.

Nonostante l’assenza di fibre, il gelato alla crema non è certo da buttare per quanto riguarda l’apporto di principi nutritivi utili alla salute. Da non trascurare, infatti, è la sua ricchezza in calcio, peculiarità che lo rende particolarmente adatto – fatta eccezione per i casi in cui ci sono controindicazioni legate al diabete o ad altre patologie – per le donne over 40 e per gli anziani in generale, soggetti che si contraddistinguono per un maggior rischio di avere a che fare con problematiche di fragilità ossea.

Se seguita con costanza, questa dieta permette di perdere dai 2 ai 3 kg in una settimana (ovviamente si parla di stime di massima).

Esempio di giornata alimentare

Adesso non resta che vedere assieme un esempio di giornata alimentare di chi segue la dieta del gelato. Si può cominciare con una colazione a base di yogurt alla frutta – attenzione a comprarlo a basso contenuto di zuccheri aggiunti – con una manciata di cereali integrali.

Quando arriva l’ora dello spuntino mattutino, si può consumare un frutto (quello che si preferisce). Per il pranzo vanno benissimo 50 grammi di prosciutto crudo sgrassato, 200 grammi di melone e un paio di palline di gelato alla frutta.

Lo spuntino pomeridiano può rappresentare l’occasione per gustarsi un cono gelato con due palline, una alla frutta e una con un gusto a base di crema. Per quanto riguarda la cena, una buona idea può prevedere il fatto di portare in tavola arrosto di tacchino (130 grammi circa), 2 etti di fagiolini al vapore e, per soddisfare il fabbisogno di carboidrati, una fetta di pane integrale.

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Allenamento aerobico e salute: cose da sapere

Come si sente ripetere spesso, in televisione o nei giornali, l’allenamento deve, o meglio dovrebbe, essere parte integrante delle nostre vite.

Una buona forma fisica, infatti, non può prescindere da una dieta alimentare bilanciata e dalla pratica regolare di un’attività fisica.

Cosa si intende per attività fisica? La semplice camminata attorno al quartiere può essere considerata tale?

Cerchiamo di fare chiarezza con alcune informazioni che potrebbero tornarti utili se stai pensando di pianificare il nuovo anno all’insegna del benessere.

L’attività fisica può essere distinta in due grandi categorie: attività di tipo aerobico e attività di tipo anaerobico.

Per movimenti di tipo aerobico intendiamo quelle attività d’intensità moderata che, generalmente, possono essere svolte per un periodo di tempo prolungato proprio grazie all’intensità non troppo elevata.

Alcuni esempi possono essere il jogging, il ciclismo o, per i più atletici, anche il salto della corda.

Le attività anaerobiche sono, invece, caratterizzate da un’intensità più elevata che impedisce la possibilità di protrarle per periodi prolungati (ovviamente la quantità di tempo è legata allo stato di forma del soggetto).

Esempi sono gli scatti, il sollevamento pesi e, in generale, tutte le attività dove è richiesto di utilizzare molta energia per brevi periodi di tempo.

Adesso che abbiamo fatto questa distinzione passiamo ad analizzare nello specifico l’attività di tipo aerobico, che è il cuore del nostro articolo.

Attività aerobica: quali sono i benefici?

Come scritto sopra, gli esercizi di tipo aerobico sono caratterizzati da intensità moderata e periodi lunghi, generalmente superiori ai trenta minuti per iniziare a vedere i primi benefici legati all’allenamento.

Quali sono questi benefici?

Il principale effetto positivo dell’allenamento di tipo aerobico è legato alla salute del cuore.

Allenarsi per almeno trenta minuti, tre volte a settimana, porta nel corso del tempo a delle modifiche strutturali del nostro organo cardiaco.

Esso diviene, infatti, più capiente e, per questo motivo, in grado di pompare una maggiore quantità di sangue a ogni singola contrazione.

Questo si traduce in un rallentamento del battito cardiaco e, di conseguenza, in un minore affaticamento.

Altri effetti molto importanti sono legati all’aumento della capillarizzazione dei tessuti, che diventano più “ossigenati”, e alla migliore capacità del sangue di distribuire ossigeno all’interno del nostro organismo.

Ultimo, ma non per importanza, anche l’aumento della capacità ventilatoria dei polmoni.

Stiamo parlando di un vero e proprio toccasana insomma!

Allenamento aerobico: come inserirlo nella routine quotidiana

Ora che conosci i benefici dell’attività di tipo aerobico, scommetto che stai cercando di capire come riuscire a inserirla nelle tue giornate.

Ho indovinato vero?

Bene, eccoti qualche spunto per provare a far entrare l’allenamento nelle tue giornate.

Ognuno di noi ha dei momenti in cui rende di più in termini di attività sportiva ed è necessario fare alcune prove prima di capire quale sia il momento più adatto per te.

Tendenzialmente la mattina e la pausa pranzo potrebbero essere i migliori, perché spostare l’allenamento alla sera vuol dire, molto spesso, saltarlo per colpa degli impegni che si accumulano nel corso della giornata.

Ci vuole davvero una volontà di ferro per non farsi distrarre e trovare la forza di allenarsi anche dopo una dura giornata di lavoro.

Fortunatamente ci vengono in soccorso alcuni attrezzi che possono ridurre la “fatica” e costringerci ad allenarci anche quando non abbiamo voglia.

Un esempio?

La cyclette da camera, un ottimo attrezzo che puoi riporre tranquillamente a casa e tirare fuori all’occorrenza.

In questo modo, che tu scelga di allenarti al mattino o alla sera, non dovrai far altro che tirare fuori la tua bicicletta e iniziare a pedalare per sentirmi immediatamente più attivo.

Geniale no?

Allenamento aerobico e salute: conclusioni

In questo articolo abbiamo visto le differenze tra le due principali tipologie di allenamento e analizzato quali sono i benefici dell’allenamento di tipo aerobico.

Abbiamo parlato, poi, di alcuni suggerimenti e attrezzi utili per allenarsi in comodità da casa, in modo da ridurre le “scuse” che spesso ci portano a perdere occasioni preziose.

Bene, ora che sai tutto devi solo darci dentro… il tuo corpo ti ringrazierà!

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Integratori alimentari naturali: caratteristiche e consigli per l’uso

Gli integratori alimentari naturali sono prodotti adatti al consumo umano per integrare la dieta. Hanno una forte concentrazione di sostanze nutritive e sono mirati per essere ingeriti velocemente. Per questo motivo si trovano in diversi formati ovvero compresse, flaconi, polveri e capsule.
Grazie agli integratori alimentari naturali un soggetto che non può assumere tutti principi necessari, può regolare la sua alimentazione. Vengono infatti molto utilizzati da chi pratica sport o individui in convalescenza.
Il progresso in campo medico ha permesso di creare numerosi integratori alimentari naturali, molto diversificati in termini di sostanze per far fronte a numerose esigenze e situazioni diverse. Quelli presenti nelle farmacie e in erboristeria sono controllati e certificati, ma vanno assunti nella maniera adeguata. Ne esistono infatti diverse tipologie sul mercato, con principi differenti, destinati a sportivi e non.

Tipologie di integratori

Tipologie di integratori e destinazioni d’uso

Gli integratori alimentari naturali più conosciuti sono quelli multivitaminici. Sono quelli utilizzati maggiormente da chi fa sport e in caso di diete specifiche.
Un’altra tipologia molto comune sono gli integratori di sali minerali, essenziali per tutte quelle attività che comportano un’elevata perdita di sali minerali.
Gli integratori alimentari naturali energetici sono pensati per essere un mix di vitamine ed altre sostanze come gli amminoacidi, mirati a fornire una maggiore energia nei momenti di necessità, fisica o mentale che sia.
Esistono anche integratori alimentari naturali più specifici, mirati ad apportare altre sostanze all’organismo. Tra i più importanti ci sono gli integratori di proteine e amminoacidi, che andrebbero presi sotto consiglio del medico. Lo stesso vale per gli integratori per l’apparato muscoloscheletrico, per l’apparato cardiovascolare e per la tiroide.

Principi attivi

Quali sono i principi più comuni

Gli integratori multivitaminici sono ricchi di una o più vitamine indispensabili per uno buono stato di salute.
Negli integratori di sali minerali ve ne sono diversi. Questi cambiano di marca in marca, ma generalmente vi si ritrovano rame, potassio, calcio, magnesio, ferro, selenio, zinco, e molti altri. La confezione indica sempre molto attentamente quali sono presenti e la loro utilità.
Mentre in quelli energetici vi sono differenti vitamine e altre sostanze come la creatinina, quelli proteici sono più uniformi con una formula a base di proteine ed amminoacidi. In quelli più specifici si possono trovare vitamine, amminoacidi, ma anche sostanze più particolari come la glucosamina e la condroitina solfato.

Uso e precauzioni

Quando usarli e consigli per assumerli

Gli integratori alimentari naturali non sono sostituti degli alimenti, ma servono a colmare una carenza nutrizionale. Non sono neanche medicinali, sebbene quando si decide di assumerli sarebbe meglio farsi consigliare da un medico o uno specialista. Il rischio serio è quello di compromettere la propria salute poiché l’assunzione non controllata di integratori di qualsiasi genere più causare problemi vari come la ipervitaminosi. Si devono assumere con moderazione, tenendo conto di alcuni parametri quali peso, apporto calorico giornaliero e presenza di determinate patologie. Bisogna evitarli laddove ci sia la possibilità di sostituirli con altri cibi.

Ogni prodotto immesso sul mercato viene controllato e certificato, in base alle normative europee in materia di alimentazione, che regolamenta anche la vendita e il tipo di principi autorizzati e quindi sicuri. Si raccomanda sempre di leggere attentamente le informazioni riportate in ogni confezione e di farsi seguire, laddove possibile da uno specialista esperto in nutrizione.

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I 60 sono i nuovi 30?

I tempi sono cambiati. Non si parla più di vecchiaia o di persone anziane finché non si giunge ad una determinata età, ovvero si superano i 75 anni.

Per questo motivo spesso chi si ritrova a cavalcare l’onda della sessantina si comporta come un giovanotto ancora pronto a dare il meglio di sé. Grazie al miglioramento delle condizioni di vita e degli aiuti della tecnologia, la terza età può essere un periodo molto “attivo” della vita.

L’età che avanza nelle donne

Prendiamo come esempio le donne. Un tempo venivano  definite anziane dopo la menopausa, visti tutti i malanni che questa comporta. Oggi invece ci si cura, ci si coccola, si fa attenzione ad ogni minimo passo, così da sembrare belle e briose come un tempo.

Si passa da una stagione all’altra della vita con più naturalezza, ci si gode la vita con il proprio partner. Anzi, in un certo senso qualcuno inizia a vivere davvero proprio superati i 60. Secondo alcuni studi sembra addirittura che il passare degli anni aiuti a stabilizzare l’emotività, si è meno soggetti allo stress e soprattutto si è più felici che tristi.

Cosa fanno gli over 60?

Superare i 60 anni di età consente a molte persone, uomini o donne che siano, di riscoprire vecchie passioni finite nel dimenticatoio. Hobby che sono stati lasciati per dedicarsi a famiglia e figli vengono riagguantati con una passione che forse a 30 anni non si aveva.

Questa nuova consapevolezza nasce dal fatto che l’età è portatrice di esperienza, di conoscenza, di certezza che la vita è una e non si può tornare indietro.

Contrariamente a ciò che dicono i canoni culturali, non è affatto vero che una persona “anziana” viva di tristezza e di vecchi ricordi. Le donne riscoprono il fascino lusinghiero dell’età, gli uomini quella maturità di vivere ogni cosa con leggerezza.

Il corpo poi viene curato diversamente: controlli continui da medici, ipertensione sotto controllo, alimentazione sana e attività fisica. Senza dimenticare l’uso di diversi strumenti come i misuratori di pressione arteriosa Medel, che – tra l’altro – consentono di riconoscere il momento giusto in cui potrebbe risultare utile doversi sottoporre a terapie farmacologiche. Quasi tutti gli over 60 si sottopongono a continue visite specialistiche attraverso peculiari apparecchiature medicali utili al caso.

Il potenziale nascosto dei sessantenni

In pochi sanno che in ognuno di noi si nasconde un potenziale, delle risorse preziose che con l’età vengono fuori per poter essere godute a pieno. Se ci ritroviamo nelle giuste condizioni, psicologiche e fisiche, possiamo anche fare cose fino a quel momento mai pensate.

Si può perseguire un obiettivo, si può trascorrere una serata con leggerezza, e perché no, ci si può anche relazionare con altre generazioni. Le conoscenze sviluppate nel corso degli anni potrebbero rappresentare quel valore aggiunto anche per utilizzare al meglio le moderne tecnologie.

Come fare a sentirsi bene con se stessi? Praticamente facendo quello che si desidera, ovvero ballare, studiare, iniziare a viaggiare, dedicarsi cioè ad azioni spensierate. Magari si può usare anche a proprio vantaggio la risorsa del web, restando attivi sui social o aprire un blog.

Aiutare il cervello a mantenersi in allenamento

È proprio vero dunque che i 60 sono i nuovi 30. E a dimostrarlo ci sono alcuni studi secondo cui, se in allenamento, il cervello è in grado di rigenerare le cellule a 80 anni come a 15.

Se fino ad ora la scienza credeva che i neuroni potessero svilupparsi solo entro una certa età, oggi anche la medicina deve ricredersi a favore di quella che un tempo veniva definita terza età.

Per agevolare questa rigenerazione, o più in generale il benessere di un anziano, bisogna coltivare passioni e affetti. Bisogna saper stare dentro e fuori casa, tenendo in allenamento corpo e mente.

Il numero anagrafico appare quindi un limite mentale che la società si è sempre posta e a cui ha deciso di dire basta nel nuovo millennio. E così gli over 60 riscoprono una meravigliosa nuova vita anche con il passare degli anni.

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