• I 60 sono i nuovi 30?

    I tempi sono cambiati. Non si parla più di vecchiaia o di persone anziane finché non si giunge ad una determinata età, ovvero si superano i 75 anni.

    Per questo motivo spesso chi si ritrova a cavalcare l’onda della sessantina si comporta come un giovanotto ancora pronto a dare il meglio di sé. Grazie al miglioramento delle condizioni di vita e degli aiuti della tecnologia, la terza età può essere un periodo molto “attivo” della vita.

    L’età che avanza nelle donne

    Prendiamo come esempio le donne. Un tempo venivano  definite anziane dopo la menopausa, visti tutti i malanni che questa comporta. Oggi invece ci si cura, ci si coccola, si fa attenzione ad ogni minimo passo, così da sembrare belle e briose come un tempo.

    Si passa da una stagione all’altra della vita con più naturalezza, ci si gode la vita con il proprio partner. Anzi, in un certo senso qualcuno inizia a vivere davvero proprio superati i 60. Secondo alcuni studi sembra addirittura che il passare degli anni aiuti a stabilizzare l’emotività, si è meno soggetti allo stress e soprattutto si è più felici che tristi.

    Cosa fanno gli over 60?

    Superare i 60 anni di età consente a molte persone, uomini o donne che siano, di riscoprire vecchie passioni finite nel dimenticatoio. Hobby che sono stati lasciati per dedicarsi a famiglia e figli vengono riagguantati con una passione che forse a 30 anni non si aveva.

    Questa nuova consapevolezza nasce dal fatto che l’età è portatrice di esperienza, di conoscenza, di certezza che la vita è una e non si può tornare indietro.

    Contrariamente a ciò che dicono i canoni culturali, non è affatto vero che una persona “anziana” viva di tristezza e di vecchi ricordi. Le donne riscoprono il fascino lusinghiero dell’età, gli uomini quella maturità di vivere ogni cosa con leggerezza.

    Il corpo poi viene curato diversamente: controlli continui da medici, ipertensione sotto controllo, alimentazione sana e attività fisica. Senza dimenticare l’uso di diversi strumenti come i misuratori di pressione arteriosa Medel, che – tra l’altro – consentono di riconoscere il momento giusto in cui potrebbe risultare utile doversi sottoporre a terapie farmacologiche. Quasi tutti gli over 60 si sottopongono a continue visite specialistiche attraverso peculiari apparecchiature medicali utili al caso.

    Il potenziale nascosto dei sessantenni

    In pochi sanno che in ognuno di noi si nasconde un potenziale, delle risorse preziose che con l’età vengono fuori per poter essere godute a pieno. Se ci ritroviamo nelle giuste condizioni, psicologiche e fisiche, possiamo anche fare cose fino a quel momento mai pensate.

    Si può perseguire un obiettivo, si può trascorrere una serata con leggerezza, e perché no, ci si può anche relazionare con altre generazioni. Le conoscenze sviluppate nel corso degli anni potrebbero rappresentare quel valore aggiunto anche per utilizzare al meglio le moderne tecnologie.

    Come fare a sentirsi bene con se stessi? Praticamente facendo quello che si desidera, ovvero ballare, studiare, iniziare a viaggiare, dedicarsi cioè ad azioni spensierate. Magari si può usare anche a proprio vantaggio la risorsa del web, restando attivi sui social o aprire un blog.

    Aiutare il cervello a mantenersi in allenamento

    È proprio vero dunque che i 60 sono i nuovi 30. E a dimostrarlo ci sono alcuni studi secondo cui, se in allenamento, il cervello è in grado di rigenerare le cellule a 80 anni come a 15.

    Se fino ad ora la scienza credeva che i neuroni potessero svilupparsi solo entro una certa età, oggi anche la medicina deve ricredersi a favore di quella che un tempo veniva definita terza età.

    Per agevolare questa rigenerazione, o più in generale il benessere di un anziano, bisogna coltivare passioni e affetti. Bisogna saper stare dentro e fuori casa, tenendo in allenamento corpo e mente.

    Il numero anagrafico appare quindi un limite mentale che la società si è sempre posta e a cui ha deciso di dire basta nel nuovo millennio. E così gli over 60 riscoprono una meravigliosa nuova vita anche con il passare degli anni.

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  • Anemia da sport: sintomi e cosa fare

    L’anemia da sport è un argomento interessante, esistono pareri diversi sull’individuazione di questa condizione, ad esempio alcuni considerano la presunta “anemia da sport” non una vera e propria anemia, ma invece una pseudoanemia, un adattamento dell’organismo dell’atleta legato all’esercizio sportivo.

    L’anemia da sport si riferisce ad un periodo di allenamento avanzato, in cui gli atleti possono sviluppare un basso livello di emoglobina nel sangue, e probabilmente manifestano un normale adattamento all’allenamento fisico. E’ uno stato clinico definito da un basso livello di emoglobina in chi fa sport. Vari specialisti la chiamano l’emolisi da sforzo.

    La rottura dei globuli rossi, e la conseguente fuoruscita dell’emoglobina, determinano l’anemia nell’atleta.

    Ciò si riscontra in vari sport, dalla danza aerobica, nell’attività con i pesi (fonte) e a volte può accadere anche nel nuoto (fonte). Dunque, questa condizione anemica è da considerarsi fisiologica in soggetti che esercitano una continua attività fisica e non necessita di nessun tipo di intervento correttivo. Il principale indiziato nei casi di anemia è il ferro, quindi è necessario verificare alcuni parametri clinici, la sideremia, la ferritina e la transferrina.

    In un atleta di fondo l’apporto di ferro dovrebbe aumentare fino ai 17-23 mg/die. Si valuta che una regolare alimentazione apporta circa 6-7 mg di ferro ogni 1000 Kcal. Ci sono alcuni fattori in grado di diminuire o aumentare l’assorbimento di ferro. L’attività sportiva è capace di incrementare le perdite di questo prezioso metallo.

    Anemia da sport: le possibili influenze

    L’allenamento sportivo aumenta il volume del sangue e, con il fluido aggiunto, il numero di globuli rossi per unità di sangue diminuisce. Il conteggio temporaneo ridotto dei globuli rossi, osservato all’inizio dell’allenamento, si risolve da solo dopo un certo periodo di tempo.

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    Il ferro può essere influenzato dall’esercizio fisico in diversi modi. Una probabilità è che il ferro venga perso nel sudore, tuttavia gli atleti sudano di più delle persone sedentarie.

    Un’altra possibile via per la perdita di ferro, è la distruzione dei globuli rossi. Le cellule del sangue vengono schiacciate quando i tessuti del corpo (come le piante dei piedi) creano un contatto di grande impatto con una superficie inflessibile (come il terreno). Inoltre, almeno in alcuni atleti, l’attività fisica può causare piccole perdite di sangue attraverso il tubo digerente.

    In terzo luogo, l’assunzione abitualmente bassa di cibi ricchi di ferro, combinata con perdite di ferro aggravate dall’attività fisica, porta a carenza di ferro in individui fisicamente attivi. La carenza di ferro compromette le prestazioni fisiche perché il ferro è fondamentale per il trattamento dell’ossigeno da parte dell’organismo. Poiché una conseguenza dell’anemia sideropenica è compromessa dal trasporto di ossigeno, la capacità di lavoro aerobico sarà ridotta perché la persona è probabile che si stancherà facilmente.

    L’assorbimento di ferro, dipende anche da diversi fattori fra cui la produzione acida dello stomaco e l’integrità della mucosa intestinale. Più del 20% del ferro EME(Fe 2+ )  inserito con l’alimentazione viene assorbito a livello intestinale, invece meno del 5% del ferro non EME(Fe 3+ ) viene assimilato. Quest’ultimo si trova nei vegetali, nei cereali, nella frutta e nelle uova. Il ferro EME si trova nella carne e nel pesce.

    A parte l’alimentazione, è anche rilevante modificare gli orari, difatti tante persone hanno ottimizzato la loro digestione modificando sia l’ora dei pasti e nel caso quella degli allenamenti.

    Per vivere bene il vostro sport, è importante dare il meglio di sé, ma senza esagerare, facendo attenzione a riguardare l’organismo. Solitamente chi pratica sport a certi livelli, richiede troppo, per questo motivo il consiglio è sempre quello di “ascoltare il proprio organismo”. Si raccomanda di non sottovalutare qualsiasi sintomo e di far sempre presente al proprio allenatore dei segnali lanciati dal vostro corpo.

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  • Per una silhouette perfetta: “metabolic balance” e trattamenti estetici

    Manca sempre meno alla tanto temuta prova costume ed è il periodo in cui sul web girano numerosissime diete lampo, di quelle che ci illudono di perdere peso in poco tempo, quei regimi alimentari che tutto sono tranne che salutari. Riuscire a raggiungere nel giro di qualche mese il proprio peso forma non è impossibile. Hai mai sentito parlare del metodo “metabolic balance”? lo Studio Romano Fuhr aderisce a tale programma; un programma alimentare personalizzato che ti aiuta a  perdere peso  in maniera del tutto naturale.

    Le 4 fasi del “ metabolic balance”.

    Seguire un regime alimentare ipocalorico è senz’altro faticoso ma con l’aiuto di medici specializzati il cammino verso il raggiungimento dell’ obiettivo è molto più semplice. Il programma metabolic balance è un metodo personalizzato che va a studiare la chimica dell’organismo del paziente per modificarne il metabolismo.

    Il metodo è già in voga da anni in Austria, in Germania, in Svizzera e si è dimostrato molto efficace oltre che in pazienti con estremo sovrappeso anche in pazienti  con diversi disturbi alimentari. Il percorso è suddiviso in 4 fasi; la prima è definita FASE PREPARATORIA ed ha la durata di soli 2 giorni, i giorni necessari all’organismo per adattarsi al nuovo regime alimentare;  la seconda è denominata FASE RESTRITTIVA, è quella in cui avrà inizio il cambiamento del metabolismo, la terza fase poi è quella MODERATA in cui ci sarà il reintegro di alcuni alimenti eliminati nelle fasi precedenti.

    La quarta e ultima fase è quella del raggiungimento dell’ obiettivo, è definita FASE DI MANTENIMENTO è la fase in cui il paziente e il suo organismo hanno preso coscienza del nuovo regime alimentare e delle reali necessità dell’ organismo. Tale metodo è scientificamente provato e i risultati raggiunti dopo la conclusione delle 4 fasi risultano duraturi nel tempo.

    La medicina estetica: lo step successivo.

    Spesso, in seguito ad una perdita di peso importante, la pelle subisce un rilassamento e non sono pochi i pazienti che associano al percorso di dimagrimento anche un intervento chirurgico di medicina estetica. Il rimodellamento del corpo, l’eliminazione del tessuto adiposo in eccesso,  possono essere eseguiti in cliniche estetiche specializzate grazie a team di professionisti che tramite la liposuzione o l’ addominoplastica o ancora attraverso lifting alle braccia e alle cosce sono capaci di donare al corpo una linea armonica.

    Gli interventi nella maggior parte dei casi, avvengono con ricovero in day hospital, con una degenza che va dalle 4 alle 6 ore a seconda dell’ intervento eseguito; hanno un decorso post operatorio con dei lievi fastidi facilmente controllabili con analgesici. La scelta di affidarsi a degli specialisti per un trattamento estetico così importante è fondamentale, tale interventi possono essere effettuati solo da medici estetici in strutture specializzate per tanto diffidate da qualsiasi centro che propone magari anche a dei prezzi più vantaggiosi trattamenti di tale importanza. La medicina estetica aiuta il paziente a ritrovare finalmente il suo ideale di benessere e di naturale bellezza .

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  • Urine scure: cosa significa?

    Se noti l’urina scura non è detto che ti debba necessariamente preoccupare ma è utile che sai alcune cose per discriminare tra le possibilità assolutamente innocue, fisiologiche di questo fenomeno e altre che indicano la presenza di processi patologici per i quali è opportuno che ti rivolgi al tuo medico.

    Cosa è l’urina

    Sembra una domanda banale, chi non sa cosa è l’urina? Eppure forse molti non sanno bene da cosa derivi, come è composta e in base alle variabili della sua composizione può facilmente cambiare il suo aspetto.

    Tutto parte dai reni che hanno la funzione di filtrare il sangue, eliminando le sostanze tossiche e tutto ciò che è il prodotto di scarto dell’organismo, lo scarto delle cellule che deriva dal loro funzionamento, in sostanza.

    I reni hanno la funzione di filtro dell’organismo, quindi ma anche quella di regolazione della quantità di liquido circolante e di secrezione di alcuni importanti ormoni.

    Gli eccessi di proteine, di sali minerali eccetera, passano dai reni all’urina, la parte liquida che origina dal lavoro dei reni. Il colore tipico dell’urina è giallognolo, conferito ad esse da una sostanza chiamata urocromo ma il colore stesso può essere diverso da persona a persona e nel medesimo individuo può variare a distanza di ore o giorni.

    La variazione di colore

    L’urina si può presentare più chiara o più scura anche in assenza di significati patologici. L’urina più chiara è segno di maggiore diluizione, quindi di una maggiore idratazione o l’eliminazione, comunque di una maggiore quantità d’acqua dall’organismo.

    Al contrario l’urina più scura indica una maggiore concentrazione, quindi una tendenza alla disidratazione, per ridotto apporto idrico o per eccessiva sudorazione. L’urina scura può anche indicare la presenza di pigmenti assunti con l’alimentazione o può essere provocata anche da farmaci.

    Ad esempio la rifampicina, un antibiotico, provoca le urine rosse, per cui occorre essere consapevoli degli effetti dei farmaci sull’urina per non allarmarsi inutilmente ma in ogni caso rivolgersi al medico quando si nota una colorazione anomala delle urine non è sbagliato.

    Significati patologici delle urine scure

    Abbiamo finora fatto riferimento a cause fisiologiche delle urine scure, circostanze perfettamente normali che non devono affatto mettere in allarme ma esistono anche significati patologici.

    Alcune condizioni patologiche possono portare ad un colore scuro delle urine. Tra queste certamente patologie renali, presenza di sangue nelle urine e problemi al fegato.

    Un colore tipo lavatura di carne indica la presenza di globuli rossi nelle urine, di sangue, quindi, una condizione affatto normale che richiede un approfondimento diagnostico.

    Un colore marsala indica la presenza di urobilina e si realizza in presenza di malattie infettive acute come la polmonite o insufficienza epatica o ancora in presenza di anemie emolitiche.

    Un colore francamente nerastro indica una anemia emolitica di entità significativa o più raramente la presenza di un melanoma che riversa in circolo sanguigno quantità anomale di melanina.

    Un aspetto torbido delle urine indicano la presenza di infezione delle vie urinarie e in questo caso si avranno anche altri sintomi associati come bruciore alla minzione, cattivo odore, dolore.

    Cosa fare per le urine scure

    Se noti che le urine sono scure la prima cosa da fare è interrogarsi su cosa si ha mangiato e comunque aumentare l’idratazione. Se il colore scuro permane occorre consultare il medico che potrà cominciare a visitare alla ricerca di segni patologici e comunque ordinerà analisi tendenti a evidenziare i problemi alla base delle urine scure.

    Le prime analisi saranno certamente un esame standard delle urine, l’urinocoltura alla ricerca di batteri nelle urine, che non dovrebbero essere presenti, e analisi del sedimento urinario.

    In base alle risultanze delle analisi si passerà alle analisi di secondo livello per risalire in modo più mirato alle causa del fenomeno.

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  • Diagnosi e terapia dei disturbi dell’equilibrio

    I disturbi dell’equilibrio riguardano più soggetti di quanto sia soliti pensare, con questa etichetta infatti definiamo una serie di problematiche diverse, anche molto distanti tra loro, che necessitano di trattamenti ad hoc. Tutto parte ovviamente da un’adeguata diagnosi, da sconsigliare quindi la (troppo) diffusa pratica di un’autodiagnosi, elaborata magari tramite sessioni di ricerca su Google. Per riconoscere e risolvere problematiche che hanno impatti tanto rilevanti sulla vita quotidiana, serve l’ausilio di un professionista, come conferma http://www.otoperforma.it/, occorre una persona che abbia formazione teorica ed operativa per riconoscere le cause di un sintomo e pianificare un piano d’intervento volto a migliorare la condizione del paziente. Diagnosi e terapia dei disturbi dell’equilibrio non sono cose da affidare a persone improvvisate, con questo articolo cerchiamo di fare chiarezza in modo da indirizzare i pazienti verso una scelta più consapevole.

    Disturbo dell’equilibrio: le tipologie

    Come abbiamo già accennato, sotto l’etichetta di disturbi dell’equilibrio sono comprese varie problematiche, una categorizzazione diffusa le divide in due tronconi. Il disturbo statico riguarda la sensazione da parte del paziente di avvertire movimento benché si trovi in situazione di stasi, il disturbo dinamico invece consiste nel vacillare durante il movimento. Entrambi le situazioni si traducono in una forte sensazione di disagio per il paziente, malessere psicofisico che porta a enormi difficoltà nell’interazione con lo spazio circostante e la percezione di sé nello spazio. Sono problematiche da affrontare in maniera integrata, senza trascurare gli aspetti di natura psicologica, cruciali per il buon esito di un percorso riabilitativo.

    Come riconoscere disturbi dell’equilibrio

    Il paziente non può chiaramente fare luce sulle cause che originano il problema, il punto di vista soggettivo si concentra sui sintomi che vanno a inficiare la qualità della vita. Uno dei sintomi più diffusi è quello di vertigine, spesso accompagnato dalla sensazione di non potersi muovere senza cadere. Frequenti anche nausea e vomito, vista offuscata e problemi di disorientamento. Un ventaglio ampio di sintomi, che possono presentarsi singolarmente o andare a costituire un quadro strutturato, rendendo ancora più complessa la relazione tra il paziente e la condizione nella quale, suo malgrado, si trova.

    I motivi

    Sono molteplici le possibili cause, visto che le funzioni legate all’equilibrio sono gestite da diverse variabili. Spesso il problema riguarda l’orecchio, in particolare l’apparato vestibolare, ciòè l’organo direttamente preposto al controllo dei parametri connessi con il mantenimento dell’equilibrio. Tra le possibili cause anche patologie neurologiche quali il morbo di Parkinson o patologie circolatorie. Necessario dunque un accurato controllo sulla storia clinica del paziente, cercando di fare luce su ogni aspetto della sua vita e il suo stato di salute.

    I dati che abbiamo riportato di puro carattere informativo, giusto infatti ricordare come il sistema dell’equilibrio nel nostro corpo sia particolarmente articolato con una complessa interazione di strutture complesse che, congiuntamente, consentono l’orientamento. Coinvolti in tale processo ci sono gli organi visivi, i nuclei della base del cervello, il cervelletto, numerose terminazioni nervose muscolari e, come già affermato, l’apparato vestibolare. Ed è proprio l’orecchio a essere infatti il centro più delicato per quanto riguarda la gestione dell’equilibrio.

    La complessità di questo scenario rende non sempre agevole il riconoscimento delle cause, alcune problematiche possono anche essere causate da situazioni traumatiche, pensiamo a traumi riguardanti la colonna cervico-dorsale (colpo di frusta). Da non sottovalutare neppure i problemi connessi a sensazioni sgradevoli quando ci si trova in siti elevati, le cosiddette vertigini da altezza. In questo caso non ci troviamo dinanzi a patologie, il trattamento dovrà essere necessariamente diverso.

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  • Aterosclerosi: una malattia pericolosa ma sottovalutata

    Si tratta di un indurimento e di un restringimento delle arterie che vengono, così, bloccate. Questo mette a rischio il flusso sanguigno ed è la causa che provoca attacchi cardiaci, ictus e problemi vascolari. L’insieme di queste problematiche sono chiamate malattie cardiovascolari.

    Le arterie hanno la principale funzionalità di condurre il sangue dal cuore. Il danno al loro rivestimento cellulare è la causa che provoca la condizione conosciuta come aterosclerosi, definibile – come sopra – quale uno scenario di restringimento delle arterie.

    Le arterie sono infatti a contatto con un sottile strato di cellule che le mantiene lisci e che permettono al sangue di fluire facilmente, l’endotelio. Quando l’endotelio si danneggia, il colesterolo si accumula nella parete dell’arteria rendendo più difficile lo scorrere del sangue: il nostro organismo reagisce allora inviando una particolare tipologia di globuli bianchi per “pulire” il colesterolo in eccesso. Capita però che, a volte, le stesse cellule rimangono bloccate nel sito interessato.

    Nel corso del tempo, questa situazione può favorire l’accumulo di placca composta proprio da colesterolo, macrofagi, calcio e altre sostanze presenti nel sangue. A volte, la placca smette di crescere, permettendo così all’individuo di svolgere una vita senza problemi. Altre volte però la placca intasa l’arteria, interrompendo il flusso di sangue intorno al corpo. Ciò rende più probabile la formazione di coaguli di sangue, che possono comportare condizioni potenzialmente letali.

    Sintomi

    I primi segni di aterosclerosi possono iniziare a svilupparsi durante l’adolescenza, con striature di globuli bianchi che appaiono sulla parete dell’arteria. Molto spesso, non ci sono sintomi fino a quando non si rompe una placca, o il flusso sanguigno è molto limitato, richiedendo così molti anni per verificarsi.

    I sintomi dipendono da quali arterie sono interessate.

    Nel caso di arterie carotidi, che forniscono sangue al cervello, un afflusso di sangue limitato può causare un ictus. Una persona interessata può dunque manifestare una serie di sintomi quali debolezza, respirazione difficoltosa, mal di testa, intorpidimento facciale, paralisi.

    Nel caso di arterie coronarie, il dolore al petto può essere un sintomo di aterosclerosi. Le arterie coronarie forniscono infatti sangue al cuore, e quando l’apporto di sangue al cuore è limitato, è possibile andare incontro a angina e infarto.

    I sintomi includono:

    • vomito;
    • ansia estrema;
    • dolore al petto;
    • tosse;
    • sentirsi svenire.

    Nel caso poi di arterie renali, che forniscono sangue ai reni, se l’afflusso di sangue si riduce, esiste un serio rischio di sviluppare una malattia renale cronica. La persona con blocco dell’arteria renale può sperimentare:

    • perdita di appetito;
    • gonfiore delle mani e dei piedi;
    • difficoltà di concentrazione.

    Diagnosi dell’aterosclerosi

    Le opzioni per trattare l’aterosclerosi sono molto varie, e comprendono cambiamenti nello stile di vita, l’assunzione di farmaci e interventi chirurgici. In ogni caso, è importante che un medico diagnostichi tempestivamente e correttamente l’aterosclerosi per assicurarsi che le arterie siano riportate alla piena capacità.

    In particolare, coloro che sono a rischio di sviluppare aterosclerosi dovrebbero essere monitorati periodicamente, perché i sintomi non si mostrano fino a che si sviluppa la malattia cardiovascolare. Una diagnosi sarà basata sulla storia medica, i risultati delle analisi del sangue e un esame fisico.

    In particolar modo, le analisi del sangue misureranno quanti zuccheri, grassi e proteine ​​ci sono nel sangue. Se ci sono alti livelli di grassi e zuccheri, ciò potrebbe indicare un aumento del rischio di aterosclerosi. Per quanto concerne invece l’analisi fisica, il medico “ascolterà” le arterie usando uno stetoscopio per vedere se c’è un insolito suono “sibilante” a causa del flusso sanguigno irregolare. Se questo viene sentito, può significare la presenza di una placca che ostruisce il flusso sanguigno.

    Tra gli altri sintomi fisici, potrebbe esserci un polso molto debole sotto l’area dell’arteria che si è ristretta, oppure una pressione arteriosa anormalmente bassa sull’arto interessato. Potrebbe anche verificarsi un rigonfiamento pulsante dietro il ginocchio o nell’addome, a indicare la presenza di un aneurisma. Dove il flusso di sangue è limitato, le ferite possono anche non guarire correttamente. L’uso di ultrasuoni e TAC potrà completare la diagnosi.

    Trattamento

    La gamma di trattamenti per l’aterosclerosi comprende:

    • cambiamenti nello stile di vita: si concentrano sulla gestione del peso, sull’attività fisica e su una dieta sana. Un medico può raccomandare di mangiare cibi ricchi di fibre solubili e limitare l’assunzione di grassi saturi, sodio e alcol;
    • farmaci: i farmaci antipiastrinici possono prevenire l’accumulo di placca o aiutare a prevenire la formazione di coaguli di sangue. Altri, come le statine, potrebbero essere prescritti per abbassare il colesterolo e gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) possono aiutare a ridurre la pressione sanguigna;
    • chirurgia: i casi gravi di aterosclerosi possono essere trattati con procedure chirurgiche, come l’angioplastica o l’innesto di bypass delle arterie coronarie (CABG). L’angioplastica comporta l’espansione dell’arteria e l’apertura del blocco in modo che il sangue possa scorrere di nuovo correttamente. CABG è un’altra forma di intervento chirurgico che può migliorare il flusso di sangue al cuore utilizzando arterie da altre parti del corpo per bypassare un’arteria coronaria ristretta.

    Le cause

    Tutto questo viene focalizzato sulle arterie. Sono vasi sanguigni che trasportano il sangue dal cuore verso tutto il corpo. Sono rivestite da un sottile strato di cellule, chiamato endotelio, che lavora per mantenere l’interno delle arterie tonico e liscio. Ed è proprio questa condizione ideale che permette al sangue di scorrere liberamente.

    L’aterosclerosi inizia con un problema all’endotelio causato da molteplici cause: alta pressione, fumo, colesterolo alto. Questi portano alla formazione di placca la quale blocca l’arteria. Ma come è possibile? Il colesterolo attraversa l’endotelio danneggiato ed entra nella parete arteriosa. Ciò fa sì che i globuli bianchi lo inglobino e, con il passare degli anni, questo particolare insieme diventa placca.

    La placca crea uno strato sulla parete dell’arteria. Come l’aterosclerosi progredisce, lo strato cresce. E quando si ingrandisce abbastanza, può creare un blocco. È un processo che si protrae in tutto il corpo, di conseguenza non solo il cuore sarà a rischio ma ci sono alte probabilità di subire un ictus e altri problemi di salute.

    In genere, l’aterosclerosi non si fa vedere fino al raggiungimento della mezza età. C’è, ma non presenta sintomi. Infatti, quando il restringimento delle arterie si fa più serio, può soffocare il flusso di sangue e provoca dolore. Inoltre, i blocchi possono anche rompersi all’improvviso, causando un coagulo di sangue all’interno.

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  • Emoglobina: i valori normali e perché misurarla

    L’emoglobina si può definire come una proteina che contiene quattro atomi di ferro. Essa svolge un ruolo fondamentale, perché è implicata nel trasporto dell’ossigeno che dai polmoni viene diffuso verso le varie regioni del corpo. Ma l’emoglobina ha anche un’altra funzione rilevante. È infatti attraverso di essa che l’anidride carbonica viene trasportata dai tessuti ai polmoni, per poi essere eliminata. In particolare l’emoglobina si trova all’interno dei globuli rossi ed è importante che i suoi valori siano nella norma, per garantire il corretto funzionamento all’interno dell’organismo. Ma quali sono i valori che si possono considerare “normali” dell’emoglobina? Scopriamone di più.

    I valori normali dell’emoglobina

    Come abbiamo modo di leggere anche sul sito benessere donna, i valori normali dell’emoglobina corrispondono a delle differenze in base all’età del soggetto che viene preso in considerazione. Per i neonati si tratta di 17-22 g/dl. Per i bambini di 11-13 g/dl, per gli uomini adulti di 14-18 g/dl, per le donne adulte di 12-16 g/dl. Per gli uomini di mezza età i valori ritenuti normali di emoglobina corrispondono a 12.4-14.9 g/dl, per le donne di mezza età a 11.7-13.8 g/dl.

    È però da ricordare che questi valori possono cambiare anche a seconda del laboratorio di analisi. Ecco perché bisogna sempre tenere in considerazione gli intervalli che vengono riportati sull’esito dell’esame, per rendersi conto al meglio.

    Da ricordare, inoltre, che per le donne in gravidanza i valori dell’emoglobina possono corrispondere ad un livello inferiore rispetto alla norma. Le donne infatti durante il periodo della gestazione possono soffrire di una carenza di ferro, perché l’organismo aumenta il suo fabbisogno di questo minerale.

    Perché si misura l’emoglobina

    Misurare l’emoglobina è molto importante in diverse condizioni. Il test dell’emoglobina può essere richiesto dal medico per vari motivi. Innanzitutto si fa spesso come un controllo di routine, per avere a disposizione un valore in più nello screening generale di un paziente.

    A volte il test dell’emoglobina può essere importante anche per effettuare una diagnosi. Alcune patologie sono proprio collegate ai valori più o meno elevati di questa proteina. Per esempio l’anemia corrisponde a livelli inferiori di emoglobina rispetto alla norma.

    A volte proprio la diminuzione dell’emoglobina può essere associata a vari disturbi, come affaticamento, debolezza e vertigini. L’esame dell’emoglobina, inoltre, si può rivelare importante per monitorare lo sviluppo di una patologia o le risposte ad una cura, specialmente quando la malattia riguarda i globuli rossi.

    Come si fa l’esame

    Per misurare l’emoglobina, basta effettuare un semplice esame del sangue. Il paziente deve presentarsi generalmente al mattino presso il laboratorio d’analisi per effettuare il prelievo. È buona norma essere a digiuno per almeno 8 ore e assumere soltanto una minima quantità di acqua.

    Il campione di sangue viene prelevato da una vena del braccio oppure si può ricorrere ad una puntura al dito o al tallone, per esempio nel caso dei neonati. Per interpretare i risultati, nell’ambito dell’esame generale che è quello emocromocitometrico, si devono tenere in considerazione anche i risultati che riguardano le altre componenti del sangue. Ci sono altri fattori infatti che vanno interpretati in associazione ai valori dell’emoglobina, come per esempio gli indici eritrocitari.

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  • Perdita di peso e metabolismo

    Sempre più persone cercano di migliorare il proprio stile di vita facendo movimento, adottando una dieta più salute e lo fanno soprattutto per recuperare un peso forma e in previsione della prova costume. La paura della prova costume può essere un’ottima idea per andare incontro ad uno stile di vita sano, sia per perdere i chili di troppo e piacersi di più ma anche per promuovere una migliore salute generale.

    Bisogna però seguire una dieta personalizzata sulla base della condizione individuale e del metabolismo.
    Ad esempio bisogna capire qual è il rapporto con l’energia che entra nel nostro corpo e quella che esce. Ognuno di noi è diverso dall’altro sia per costituzione fisica e genetica sia per stile di vita (orari in cui si assumono gli alimenti, eventuale attività sportiva,ecc.) sia per metabolismo.

    Che cos’è il metabolismo e come funziona

    Il metabolismo basale è ciò che il nostro organismo consuma e spende in energia mantenendo le funzioni vitale. È  l’insieme di tutti i processi metabolici necessari a tenerci in vita.

    Metabolismo generale si intende la somma di tutti i processi metabolici necessari per farci fare tutte le normali attività che portiamo avanti quotidianamente.

    Ad esempio se noi ci esponiamo al freddo, durante l’inverno, il metabolismo si riattiva e bruciamo più calorie, purtroppo questo non accade più perché le nostre case e gli ambienti di lavoro abbiamo delle temperature elevate, tendiamo a coprirci sempre di più e quindi perdiamo l’occasione di accelerare il metabolismo e bruciare più calorie.

    Per spiegare il funzionamento del metabolismo e la condizione necessaria a bruciare le calorie dobbiamo differenziare tra tessuto adiposo bruno e tessuto adiposo bianco.

    Sinteticamente possiamo dire che il tessuto adiposo bianco tenda a “risparmiare” energia mentre quello bruno a “bruciare” sotto forma di calore.

    Ad esempio se abbiamo un po’ di freddo, possiamo trasformare il tessuto adiposo bianco in tessuto adiposo bruno e quindi andiamo a bruciare calorie. Ma se invece tendiamo a coprirci il più possibile questo non accade. Se ci copriamo troppo non produciamo il tessuto adiposo bruno che serve a bruciare calore e produrre calore.

    Ma come bisogna fare per perdere peso e come partire? Al nastro di partenza ognuno di noi è diverso, prima di tutto su base genetica, ma dipende anche dall’età e possiamo partire dal girovita. Il consiglio è di misurare il girovita e verificare se siete al di sopra di 94 cm per la donna e di 80 cm per l’uomo allora bisogna fare qualcosa, non solo per un fatto estetico, ma per il fatto che il tessuto adiposo e il girovita abbondante può essere la misura di patologie più gravi, come ad esempio la sindrome metabolica.

    La sindrome metabolica ad esempio è un indicatore che ci sta dicendo di stare attenti e possiamo ammalarci di qualcosa. Ad esempio se abbiamo il colesterolo buono basso, i trigliceridi un po’ mossi oppure la glicemia intorno ai 100, non i valori del diabete conclamati. Sono tutte delle spie che ci dicono di tornare indietro ad uno stato di salute ottimale. E’ bene ricordare anche che se siamo in uno stato di sindrome metabolica o di sovrappeso fa si che il nostro corpo ha il 30% in meno di capacità di rispondere ai farmaci in caso di malattia. Se siamo in una condizione di salute funzionano meglio i farmaci ma soprattutto i nutrienti vengono assunti meglio e riescono ad attivare circa 1000 geni anti infiamattori mentre nel soggetto con obesità addominale ne attivano 1/5 perché quel soggetto è già impegnato a “combattare” altre infiammazioni.

    Per tornare ad uno stato di salute bisogna:

    – diminuire l’indice glicemico

    – assumere pasti in orari regolari

    – regolarizzare ritmi sonno/veglia

    E’ molto importante assumere il cibo al momento giusto perché questo può incidere sul metabolismo. Ad esempio se cominciamo la giornata facendo una buona colazione ricca e completa riusciamo a dare un ottimo starter per il metabolismo.

    Se non facciamo colazione, il metabolismo va in difesa, andando in blocco metabolico e preserva le calorie in vista di una giornata in cui non ci saranno abbastanza calorie da spendere.

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  • Emoglobina: le cause che possono abbassarne i valori

    L’emoglobina è una macromolecola dei globuli rossi, costituita da 4 catene di globina (uguali a coppie). È un fattore importante che ha la funzione di trasferire l’ossigeno dal sangue periferico ai tessuti. In caso di carenza del valore nel corpo, una persona va incontro a anemie macrocitiche o a patologie come talassemie e anemia falciforme.

    Se il valore dell’emoglobina (abbreviata con HB) tende a calare, desta non poca preoccupazione, anche se nella maggior parte dei casi è facilmente correggibile. Quali sono le cause? Cerchiamo di capirlo insieme.

    Emoglobina bassa: le cause

    L’emoglobina bassa si può facilmente controllare attraverso le analisi del sangue, e rappresenta un campanello d’allarme per altre patologie di base. Quindi in un simile caso si dovrebbe approfondire la questione e indagare sui motivi per cui il valore dell’HB è basso.

    Le cause di abbassamento da emoglobina sono molte e sono:

    • Anemie varie: che possono essere da insufficienza renale, da malnutrizione, da infezione da deficit endocrino etc
    • Alfa talassemia
    • Patologia dell’emoglobina (emoglobinopatia)
    • Beta talassemja o anemia mediterranea: si distingue in beta talassemia major o morbo di Cooley in cui entrambi i geni che sintetizzano l’emoglobina sono mutati, e talassemia minor o trait talassemico, in cui un solo allele è mutato.
    • metaemoglobina
    • Anemia falciforme e anemia perniciosa
    • Mancanza di vitamina B12
    • Utilizzo di farmaci che alterano il Dna e il funzionamento dei globuli rossi

    Emoglobina bassa durante la gravidanza

    Tra le cause più ricorrenti di emoglobina bassa si riscontra anche la gravidanza. Sono molte infatti le donne che durante i controlli rilevano livelli alterati (bassi) dell’HB tanto che a volte ne i laboratori clinici, i valori di riferimento dell’emoglobina per le donne gravide vengono abbassati.

    L’anemia durante l’attesa di un bambino dipende da molti fattori, come una quantità elevata di liquidi corporei che vanno a mischiarsi al sangue, una carenza di ferro e un elevato consumo di folati e vitamina B12.

    Che sia in gravidanza o meno comunque, i sintomi da emoglobina bassa ricorrenti comportano pallore, stanchezza, spossatezza, svenimenti, sensibilità a temperature fredde, fino a sintomi più gravi come sangue nelle feci, sanguinamento delle gengive ed epistassi (sanguinamento nasale).

    Quali sono i rimedi dell’emoglobina bassa

    Sorge dunque spontaneo domandarsi cosa fare in caso di valori bassi dell’HB. Ovviamente bisogna recarsi dal medico curante che una volta esaminato i valori dell’emoglobina deciderà se sia o meno il caso di una trasfusione o se preferisce aspettare un poco e passare ad altri tipi di controlli come ad esempio tutto il quadro clinico passato e presente della persona (alias anamnesi).

    Oltre a fare un esame del sangue detto emocromo, ossia  un esame dettagliato del sangue che comprende globuli rossi, emoglobina, globuli bianchi, MCV, piastrine eccetera, sarà di fondamentale importanza fare ulteriori esami del sangue. Si tratta del quadro epatico e renale quindi creatinina, sodio, urea e potassio, insieme a indici di citolisi transaminasi (GOT e GPT) fosfatasi alcalina bilirubina diretta e indiretta.

    Dopo aver effettuato dettagliatamente questi esami del sangue il medico saprà con più sicurezza indirizzare il paziente verso una soluzione piuttosto che un’altra: sarà cioè in grado di capire se l’emoglobina bassa sia causata da anemia o da altri problemi ancora da individuare. Per approfondimenti potete anche visitare il sito AnemiaMediterranea.it

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  • Carenza di ferro: tutto quello che si deve sapere e cosa fare

    La carenza di ferro porta con sé una gran varietà di disturbi che non sempre vengono immediatamente ad essa riconnessi. Tuttavia, è molto importante capire che, sebbene sia molto sottovalutata, questa condizione interessa moltissimi italiani.

    Prima i entrare nel vivo del discorso, si deve sottolineare che il ferro è uno dei principali minerali del nostro organismo ed è indispensabile perché si trova nei globuli rossi che trasportano l’ossigeno nel sangue.

    La carenza di ferro, quindi, può portare all’anemia e si riconosce per una serie di sintomi che non dovrebbero mai essere sottovalutati.

    Tra questi troviamo, ad esempio, mal di testa, insonnia, mancanza di respiro, mani e piedi freddi, astenia, pallore, formicolio alle gambe, bruciore alla gola, accelerazione del battito e molto altro ancora. È utile, quindi, cercare di cogliere quelli che sono i campanelli di allarme, andando a capire se è il caso, o meno, di controllare la presenza di questo minerale attraverso degli esami specifici. E manca il ferro, infatti, si ha una scarsa produzione di emoglobina, che inficia la circolazione di ossigeno all’interno dell’organismo.

    Cosa causa la mancanza di ferro? La prima cosa  cui si pensa è, senza dubbio, la dieta che non è equilibrata. Il cibo che ingeriamo, infatti, ci aiuta a mantenere costante la presenza del ferro nel sangue. Diete drastiche o disturbi alimentari potrebbero andare a incidere in maniera negativa su questo aspetto. È, quindi, importante seguire una dieta ben diversificata e ricca di ferro.

    Anche emorragie e sanguinamenti possono provocare un abbassamento del livello di ferro nel sangue. La perdita di sangue, che sia palese come nel caso delle mestruazioni o che sia occulta, è una delle cause da tenere in conto, così come lo è lo scarso assorbimento del ferro. In questo caso si tratta di un difetto del metabolismo che deve sempre essere tenuto sotto controllo attraverso quelli che sono degli specifici esami. Infine, gravidanza e interventi chirurgici sono da annoverare tra le cause più importanti.

    Altra domanda che ci si pone spesso riguarda il cosa fare in caso di carenza di ferro. La prima cosa è, senza dubbio, cercare di non sottovalutare la situazione. Come detto, infatti, l’anemia e la carenza di ferro sono molto diffuse, ma non tutti sono consci di avere un problema e di dover agire di conseguenza.

    Ecco, quindi, che il primo consiglio è quello di cercare di integrare nella propria dieta degli alimenti ricchi di ferro. Quali sono i cibi da preferire a tal proposito? Sicuramente pollo, fagioli, frutta secca, carne rossa, verdure a foglia verde non dovrebbero mai mancare, così come non dovrebbero mancare i cibi ricchi di vitamina C, che favorisce l’assorbimento del ferro.

    Anche in questo caso, la prevenzione e i consulti con specialisti del settore sono la migliore arma per evitare che la carenza di ferro vada a influire in maniera negativa sulla qualità della vita. È molto importante, quindi, non sottovalutare il tutto e cercare di approfondire il discorso. Degli strumenti molto utili a tal fine sono dei portali specialistici, come Salutarmente di Maria Carrano, che racchiudono consigli pratici e approfondimenti su quelli che sono gli esami da fare e i sintomi da prendere in considerazione. Solo con l’aiuto e con le dritte degli esperti del settore, infatti, si potrà cercare di porre rimedio a situazioni che potrebbero diventare pericolose per la propria salute.

    La carenza di ferro, infatti, deve sempre essere tenuta sotto controllo, così da non incappare in quelle che sono le conseguenze sopracitate. La salute è una questione importante e la prevenzione aiuta a rimanere sani più a lungo.

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