Collegamento tra emoglobina ed ossido di azoto
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Finora rimasto ignoto, il collegamento tra emoglobina ed ossido di azoto sarà viatico per la realizzazione di nuove terapie dedite alle patologie cardiovascolari, infatti esiste una reazione tra emoglobina ed ossido di azoto, mai captata prima. La nuova teoria è emersa da un articolo edito sulla rivista Nature Chemical Biology e scritto da Daniel Kim Shapiro assieme ad altri colleghi cooperanti; in esso viene descritta una reazione catalitica che spinge l’emoglobina a mutare i sali di azoto in ossido di azoto, elemento noto per le sue proprietà vasodilatatrici. E’ evidente come tale scoperta potrebbe avere una risonanza mostruosa nel settore terapeutico delle malattie cardiovascolari. Del resto la notizia è grossa: prima che emergesse, non si credeva affatto che l’emoglobina potesse concorrere alla formazione dell’ossido di azoto in quanto normalmente nell’istante in cui essa avvicina l’ossido di azoto rilasciato dai vasi sanguigni letteralmente tende a consumarlo.
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Dettagli del rapporto dell’emoglobina con l’ossido di azoto
L’autore del suddetto articolo rivelatore, Kim Saphiro, ha cercato di motivare l’apparente paradosso che vede l’emoglobina mediare la conversione dei nitriti in ossido di azoto, operando in modo che esso non venga
immediatamente distrutto all’interno degli stessi globuli rossi, permettendone quindi lo svolgimento completo della propria azione biologica e fisiologica. I meccanismi che conducono l’emoglobina a produrre ossido di azoto sono
ancora tutt’ora sotto esame, mediante speciali tecniche biofisiche atte ad analizzare in particolare le velocità di reazione dei diversi prodotti che si formano quando s’innesca l’interazione tra emoglobina e nitriti. Da più di un decennio già era provato che le cellule utilizzano i nitriti come riserva per la produzione di ossido di azoto e che la reazione fra i nitriti stessi e l’emoglobina generano triossido di diazoto, che a sua volta si trasforma in
ossido di azoto e diazoto, ma sfuggiva del tutto l’osservazione fisica della reazione stessa, impossibile anche tramite EPR (spettroscopia di risonanza paramagnetica elettronica).
Published by: giovanni